UE-Cina: gli scenari economici
La recente raccomandazione della Commissione sulle aree tecnologiche critiche per la sicurezza economica europea, approfondita in questo numero, è l’ultimo dei messaggi inviati in questi mesi dall’UE alla Cina. Da quando, come la Presidente Von der Leyen aveva sottolineato lo scorso marzo in un discorso ormai divenuto famoso, la Cina “ha voltato pagina passando dal periodo delle riforme e dell’apertura a quella della sicurezza e del controllo”, l’Europa ha aperto un nuovo capitolo nei rapporti bilaterali. Priorità dichiarata, rafforzare la collaborazione in specifiche “isole di opportunità”, come il cambiamento climatico e la protezione della natura e attuare una strategia di cd “de-risking” in 4 aree: competitività dell’industria europea, utilizzo ottimale degli strumenti commerciali esistenti, sviluppo di strumenti difensivi per i settori critici e maggior allineamento con i partner internazionali. Come si sta dimostrando, il percorso è angusto e irto di ostacoli. Di fronte al predominio cinese in numerosi settori chiave (terre e metalli rari, fotovoltaico, veicoli elettrici), alla presenza invasiva di investimenti nell’UE (un esempio su tutti: i porti di ben 10 Paesi europei vedono ormai una presenza societaria cinese importante), al sempre più difficile accesso al mercato cinese da parte delle aziende europee, i margini di manovra si restringono progressivamente. Maggiore trasparenza, prevedibilità e reciprocità ha recen-temente invocato il Vicepresidente della Commissione Dombrovskis; mentre alla Vice-presidente Jurova spetta il delicato compito di trovare un accordo sostenibile su temi delicati quali lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, le piattaforme digitali, le normative sui dati. Sullo sfondo un deficit commerciale per l’UE di quasi 400 miliardi: ridurlo significativamente misurerà il successo per l’Europa di un dialogo che vedrà entro l’anno una tappa importante nel previsto summit bilaterale.
Fonte: Mosaico Europa 17/2023
