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Recovery Fund: un entusiasmo pieno di incognite

Sarà l’argomento principe dei prossimi mesi e ci dirà se l’Europa ha veramente cambiato passo. Dell’articolata proposta della Commissione europea per il Recovery Fund si è parlato già molto da mercoledì scorso, data della sua pubblicazione. Senza voler entrare nel dettaglio delle duemila pagine di testo (in questo nume-ro alcuni approfondimenti), anche i più convinti europeisti sono rimasti sorpresi dalla dimensione finanziaria dello sforzo e dalla tempistica stringente per una sua concreta messa in opera. Andare sul mercato per acquisire 750 miliardi di euro da destinare agli Stati membri sotto forma di contributi e prestiti, aumenterà di ben 15 volte l’ammontare del debito ad oggi contratto dall’UE. E se il nuovo impianto vuole essere operativo dal 1 gennaio 2021 e per alcune misure già dal prossimo settembre, sarà necessario prendere da subito, a livello di Consiglio, importanti decisioni all’unanimità. Dalla nuova legislazione sulle risorse proprie, che dovranno passare per 4 anni dall’1,2% al 2% del Reddito nazionale lordo, alla revisione dell’attuale Quadro Finanziario pluriennale per creare quel margine di risorse subito utilizzabili. A fianco di queste urgenti decisioni si agitano i fantasmi della divisione tra Paesi favorevoli e cd “frugali” (Danimarca, Svezia, Olanda e Austria, ai quali si è unita nelle ultime ore l’Ungheria) che contesta-no l’impostazione generale, con particola-re attenzione al peso di contributi e presti-ti. L’intervento degli Stati membri per far fronte all’ emergenza ha visto soprattutto l’ampio utilizzo di aiuti di stato autorizzati dall’UE con il cd Temporary Framework. La Germania ne è stata la maggiore utilizzatrice e beneficiaria (più del 50% dei ca 2000 miliardi resi disponibili nell’UE) e gli aiuti hanno toccato tutte le categorie di imprese senza particolari criteri di priorità (economia verde, digitale, quelle dell’attuale Commissione) proprio perché emergenziali. Le nuove misure destinate ai go-verni ed in particolare la più importante (la cd Recovery and Resilience Facility di ben 560 miliardi di euro) saranno invece rese disponibili a fronte di Piani nazionali, inseriti nella procedura del cd Semestre Europeo e quindi ad una forma di sorveglianza multilaterale. La Commissione ed il Consiglio controfirmeranno ed autorizzeranno ciascun piano, ma in questo caso il Consiglio si esprimerà a maggioranza qualificata. Una forma di condizionalità di cui bisognerà ben calcolare la portata. Per finire, una buona notizia. In base alle prima stime presentate dalla Commissione sulle allocazioni per Paese, l’Italia sarebbe il primo beneficiario, rimanendo il terzo contribuente al bilancio, con un saldo positivo di ca 55 miliardi di euro. La Germania, primo contribuente e quinto beneficiario vedrebbe invece il suo saldo negativo arrivare a 133 miliardi di euro. La strada da percorrere è ancora piena di incognite.

Fonte: MosaicoEuropa 11/2020