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PMI: esame di sostenibilità!

La pubblicazione nei giorni scorsi, da parte della Commissione europea, della 15° edizione dello SME Performance Report, offre un’interessante valutazione sullo stato di attuazione della strategia europea PMI e dello Small Business Act. Un quadro di riferimento, quest’ultimo, che sembra essere da alcuni anni scomparso dal radar della Commissione, concentrata ormai su un approccio mainstream su tutte le politiche, ma che continua comunque ad offrire parametri di analisi interessanti. Anche se impegnate a fronteggiare le ripetute crisi e le interruzioni nelle catene di approvvigionamento, i dati 2021 confermano il peso specifico delle PMI nell’UE (51,8% del valore aggiunto dell’economia non  finanziaria, +8% rispetto al 2020 e 64,4% del totale dell’occupazione, +0,5%). Continua anche l’investimento nei processi di trasformazione verde e digitale, con circa il 90% delle stesse impegnate in azioni di efficientamento energetico. E proprio sul tema sostenibilità si concentra l’analisi della Commissione, con un set di raccomandazioni destinate agli Stati membri al fine di intervenire con adeguate politiche di supporto, che devono però tener conto delle sfide affrontate al riguardo dalle imprese di minori dimensioni; se è vero che su 113 misure analizzate in 8 Paesi, solo 2 riguardano specificamente le PMI. Imprese che necessitano di assistenza tecnica (e qui si cita il ruolo di Enterprise Europe Network in qualità di sustainability advisor) ma anche di ridotti oneri amministrativi (e qui si ricorda il delicato dossier in discussione sulla direttiva del bilancio di sostenibilità per le grandi imprese che rischia di avere un impatto non indifferente su tutte le filiere di PMI). In effetti le misure regolatorie non sempre producono benefici. Standard ambientali nella produzione possono introdurre pratiche sostenibili, ma anche incidere sulla competitività delle PMI europee. Se ci si riferisce ad incentivi fiscali o diritti di proprietà intellettuale semplificati per le innovazioni in ambito sostenibile, la competitività può trarne beneficio ma potrebbero sorgere incertezze di tipo giuridico e difficoltà nella classificazione di investi-menti ed innovazioni sostenibili. Affiancare agli strumenti finanziari l’assistenza tecnica può giovare ad un migliore utilizzo degli stessi, ma anche rendere il supporto più complesso da utilizzare ed anche più costoso. Le scelte spettano ancora una volta alla politica ed il Report sembra inviare messaggi chiari a tutte le parti in causa, europee e nazionali. Un percorso complesso per una sfida globale.

Fonte: Mosaico Europa 13/2022