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Le PMI spina dorsale dell’innovazione europea

Di recente pubblicazione, il report della piattaforma europea Bio-based Industries Joint Undertaking (BBI JU), a valere sui risultati progettuali dei cinque bandi lanciati nel periodo 2014 – 2018, fornisce dettagli interessanti sulla partecipazione delle piccole e medie imprese. Indiscutibili i macro-dati: 41% (471) di PMI partecipanti a call a valere sul programma Horizon 2020, bene-ficiarie del 35% dei fondi, a fronte di un target medio del 20% previsto dal programma per il settore LEIT (Leadership in Enabling and Industrial Technologies). Ben il 98% dei progetti ha visto la partecipazione di una sola PMI, peraltro ben distribuite a li-vello geografico (25 Stati membri e 7 Paesi partner). Più intensa la partecipazione delle imprese attive nei settori industriali quali biotecnologie, chimica, ingegneria alimentare e dei mangimi, materiali e plastiche, mentre sono in crescita comparti quali agricoltura, acquacoltura ed economia cir-colare. Rilevante il dato (17%) riferito alla partecipazione delle società di consulenza, alcune di esse propostesi anche come lead partner. Equa la distribuzione delle PMI che si occupano di nuove conoscenze e di quelle maggiormente coinvolte nell’ottimizzazione dei processi o dei prodotti. Di interesse anche il valore aggiunto portato dai candidati: più di due terzi (69%) delle PMI sono attive nel settore della ricerca cruciale e dello sviluppo tecnologico con focus sui test e l’analisi dei dati (22%), ricer-ca e sviluppo (18%), forniture tecnologiche (14%) e upscaling (9%). Da parte italiana buone prestazioni: in un contesto generale che ci vede al terzo posto, si segnala la sto-ria di successo di AEP Polymers (Trieste), che opera nel settore chimico e delle biotecnologie industriali.

Fonte: MosaicoEuropa 23/2019