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Il futuro del Green deal

Il percorso di avvicinamento alle prossime elezioni europee ha posto da mesi al centro del dibattito la necessità di garantire la competitività del nostro sistema economico e produttivo e il ruolo che l’Unione Europea può svolgere al riguardo. La spinta verso la doppia transizione, priorità assoluta di questa ultima legislatura, vede i Governi dei 27 prendere posizioni sempre più marcate, alla luce dell’effetto dirompente che le numerose regolamentazioni già introdotte o proposte dalla Commis-sione hanno nei confronti dell’operatività delle imprese. La stessa Eurochambres ha recentemente ribadito che la crescente produzione normativa europea non aiuta pianificazione e strategie di investimento e che è necessario un rafforzamento delle valutazioni di impatto. Non può quindi passare inosservato il con-tributo recentemente offerto da un gruppo di esperti del Sistema Europeo delle Banche Centrali, di cui fa parte la stessa BCE, che analizza tra l’altro l’impatto della transizione green sulla produttività della zona euro. Tanto più importante in quanto, forse per la prima volta, un organismo europeo propone una disamina puntuale sui cambiamenti strutturali in atto. E le conclusioni meritano attenzione. Innanzitutto, la transizione verde può dare un impulso decisivo alla crescita della produttività, anche in termini di in-novazione e nuove tecnologie, ma solo sul lungo termine. Il processo di adattamento delle imprese al cambiamento non può non avere un costo nel breve periodo, cosi come la riallocazione delle risorse in settori a bassa intensità di carbone. Inoltre, una transizione “disordinata” è destinata a diminuire la produttività aggregata anche nel lungo periodo. Le politiche ad essa legata possono ridurre la flessibilità operativa delle imprese, spostare gli investimenti verso ambiti e verso aziende meno inquinanti ma mediamente anche meno produttive, mentre le nuove tecnologie verdi possono risultare meno efficaci delle attuali. Il processo quindi deve essere graduale e dipenderà dalle risorse disponibili. Un messaggio chiaro per i futuri legislatori europei.

Fonte: MosaicoEuropa 7/2024

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