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DESIderata per il futuro digitale dell’UE

Negli ultimi anni abbiamo familiarizzato con il DESI, l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società della Commissione, che ogni anno traccia i progressi compiuti negli Stati dell’UE in materia di servizi pubblici digitali, capitale umano, connettività a banda larga e ricorso alle tecnologie digitali da parte delle imprese. Nel 2021 il DESI ha subito una revisione della sua metodologia, per assicurarne maggiore corrispondenza con le due principali iniziative politiche dell’Unione. Si tratta del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (noto anche come Recovery Fund)
– che destina al digitale almeno il 20% delle dotazioni nazionali dei PNRR - e la Bussola per il Decennio digitale dell’UE, che fissa gli obiettivi concreti per la trasformazione digitale nel 2030 in 4 direzioni: competenze, infrastrutture, trasformazione digitale delle imprese, digitalizzazione dei servizi pubblici. La prima fotografia della società digitale post-pandemia mostra, in sostanza, progressi nella digitalizzazione, evidenziando al contempo una costante eterogeneità delle performance tra i singoli Paesi UE. Tra i principali risultati, la penuria di personale con competenze digitali avanzate: lo segnala il 55% delle imprese europee. L’Unione dovrà trovare una soluzione tempestiva a questo problema, per raggiungere gli obiettivi 2030 in materia di competenze: 80% della popolazione con basic digital skill e 20 milioni di ICT expert. Divario che aumenta se si guardano le statistiche di genere. Secondo il 2021 Women in Digital Scoreboard, parte integrante del DESI, sono donne solo il 19% degli specialisti TIC e circa un terzo dei laureati in materie di ambito STEM. Per quanto riguarda il miglioramento dei servizi pubblici digitali, si dovrà attendere
qualche anno, dal momento che il 37% degli investimenti dei PNRR sinora adottati (circa 43 miliardi) è destinato ai Servizi di e-Government. In questo quadro complessivo, l’Italia si colloca al ventesimo posto nel ranking europeo a guida danese, e di nuovo penultima tra Paesi più popolosi dell’UE. Nemmeno la pandemia ha ridimensionato il nostro tallone d’Achille: il capitale umano. Restiamo infatti al 25° posto in classifica, con solo il 42% dei cittadini con competenze digitali di base, e solo il 3,6% degli occupati con specializzazioni tecnologiche. Nota positiva: il 69% delle nostre PMI ha raggiunto un livello base di intensità digitale, una percentuale al di sopra della media UE (60%). Ottimi i risultati nell’utilizzo della fatturazione elettronica, nonostante i ritardi nell’implementazione di alcune nuove tecnologie, come big data e IA, e nella diffusione dell’e-commerce. Cresce infine del 6% l’uso dei servizi della PA digitale (ora al 36%), che però è quasi la metà della media europea.

Fonte: Mosaico Europa 20/2021

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