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Allargamento: il successo di 20 anni

Senza nulla voler togliere alle tappe che hanno portato da 6 a 15 membri l’allora Comunità Europea, è innegabile che la data del 2004 abbia rappresentato un cambio di passo decisivo per il futuro dell’UE. Che la finestra temporale fosse particolarmente propizia per un allargamento a Est così significativo è oggi condiviso da tutti. Ma è anche evidente che l’allora governo europeo, a cominciare dal Presi-dente della Commissione europea Romano Prodi, abbia agito con coraggio e visione. E i risultati, per i 10 allora nuovi Stati membri, sono dopo 20 anni incontestabili, soprattutto dal punto di vista economico. Una diffusa e sostenuta crescita (media del 7%-8%), che in alcuni settori, come quello agricolo, ha visto triplicarsi il valore della produzione. Il PIL pro capite cresciuto dal 59% all’81% nel 2022, una riduzione della disoccupazione del 50%. Per non parlare della competitività dell’industria ma anche dei risultati in termini di qualità della vita dei cittadini. Più complessa la situazione dal punto di vista politico che, negli anni, ha visto farsi avanti governi spesso lontani dai principi fondanti dell’UE (libertà, democrazia, stato di diritto), con un impatto destabilizzante che non sta comunque risparmiando il resto dell’Europa. Proprio in questi ultimi mesi, la crisi ucraina ha riportato il capitolo allargamento sui tavoli europei. Come porsi rispetto ai nove Paesi a cui ad oggi è stato riconosciuto lo status di Paese candidato e ad un decimo, il Kosovo, che ha fatto richiesta di adesione nel 2022? Un nuovo allarga-mento è ormai una necessità geopolitica per l’Europa; ed esso può ancora rappresentare la migliore arma europea di soft power. Ma il percorso è ancora lungo e lontane le posizioni tra i 27. L’integrazione graduale può essere una soluzione? E gli attuali Trattati sono sufficienti per gestire questa delicata fase di transizione? Evitare che la chiarezza nelle decisioni crei pericolose zone grigie di instabilità, senza cedere in alcun modo sui principi fondanti dell’UE rimangono due passaggi significativi. Per evitare frustrazione ma anche risentimento, compromettendo irrimediabilmente l’intero processo.

Fonte: Mosaico Europa 9/2024