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Accordi commerciali europei: nuovi mercati per le imprese

La recente pubblicazione, da parte della Commissione Europea, del rapporto sullo stato dell’arte degli Accordi di libero cambio, ci permette di fare il punto sulle nuove opportunità che si aprono per le nostre imprese. La politica commerciale comune è una delle poche competenze esclusive dell’Unione Europea. La Commissione negozia gli accordi in un quadro di riferimento complesso, basato negli anni dapprima sull’aspetto puramente economico (primi accordi con Paesi del Mediterraneo e Cile) ma poi, a partire dagli accordi di “nuova generazione” (Canada, Corea del Sud, regione Andina e America centrale) anche sulla promozione degli standard europei in ambito sociale, ambientale, del lavoro e del consumo al fine di creare condizioni di reale concorrenza con le diverse regioni del mondo. E i risultati sembrano dar ragione a questa strategia: + 170% delle esportazioni in Cile, +59% in Corea del Sud (+ 244% nell’export di veicoli), + 82% delle esportazioni agricole in Colombia. E il panorama degli accordi si va ampliando: Singapore e Vietnam hanno concluso il percorso e si attende solo l’approvazione dei 28 Stati membri e del Parlamento Europeo. Entro pochi mesi sarà aggiornato l’accordo con il Messico. Si riapre la possibilità di un accordo con il Mercosur che ha già posto dal 2016 le basi per una  riduzione tariffaria di 4 miliardi di euro. Infine, per il Giappone,  l’obiettivo è l’entrata in vigore definitiva dell’accordo per il 2019. Ed in questo caso si tratterà della più ampia intesa commerciale mai realizzata dall’UE. Interessati ben 58 miliardi di euro di beni e 28 miliardi di servizi europei, con la rimozione ogni anno di barriere tariffarie per un miliardo di euro e con l’eliminazione degli ostacoli alla partecipazione alle gare d’appalto in settori sensibili come le ferrovie. 200 Indicazioni geografiche troveranno protezione in futuro sul mercato giapponese. I tavoli di negoziato con Cile (aggiornamento dell’accordo), Indonesia, Malesia, Filippine sono pronti ad aprirsi mentre per Australia e Nuova Zelanda si attende solo il mandato negoziale dagli Stati membri. In questo panorama in continua evoluzione le nostre imprese sembrano muoversi ancora con difficoltà: il rapporto della Commissione conferma che il tasso di utilizzazione degli accordi di nuova generazione da parte delle imprese europee è del 70% contro il 90% dei nostri partner. Bruxelles promette campagne promozionali e il rafforzamento degli strumenti informativi disponibili (Market access database). Ma qui diventa fondamentale il ruolo degli organismi intermediari sul territorio. Una funzione che dovrà vedere in prima fila Camere di Commercio, associazioni di categoria e rappresentanze imprenditoriali. Una sfida da non mancare per il futuro.

Fonte: Mosaico Europa n.3/2018