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30 anni di Unione Europea: un bilancio

Il Trattato di Maastricht, atto fondante della trasformazione della Comunità economica europea (CEE) in Unione Europea (UE), è entrato in vigore il 1 novembre 1993. Doveva essere un passo ulteriore verso la definitiva integrazione del nostro continente. Ma a che punto siamo dopo tre decenni? Sarà opportuno ricordare che l’UE, proprio nella sua architettura sui generis, che la rende per alcuni versi simile ad uno Stato federale e per altri a una confederazione di Stati, ha trovato in questi anni le ragioni della sua forza ma anche delle sue contraddizioni. Allora la crisi monetaria, nata dalla difficoltà di creare uno spazio europeo condiviso, quella internazionale, legata alle vicende della guerra jugoslava e quella migratoria dopo la caduta del Muro, avevano fornito l’impulso necessario a rilanciare il progetto europeo; 20 Paesi nell’area Euro, 27 Paesi nello spazio Schenghen, 16 nuovi membri UE, hanno scandito il successo di questo trentennio. Per uno dei tanti ricorsi a cui la storia ci ha abituato, il processo europeo vive oggi nuovamente una sorta di “affaticamento”. Crescita economica latente, populismo ed antieuropeismo crescente, guerre nuovamente alle porte, un fenomeno migratorio di difficile soluzione e, infine, ambiziosi progetti di sviluppo legati alla doppia transizione da rivedere e riallineare alle condizioni economiche e di mercato. Ora come allora l’Europa deve guardare al suo futuro in un’ottica di grandi riforme. La strada non è agevole, ma la direzione sembra lentamente emergere dalle prime riflessioni in atto tra i 27. Il prossimo quinquennio di legislatura si annuncia decisivo.
Fonte: Mosaico Europa 19/2023